Il sistema “litorale” è fondamentalmente un sistema passivo, in condizione di equilibrio dinamico, che subisce le azioni dei fattori naturali che agiscono in scale diverse, molto spesso antagoniste e/o concorrenti, portando alla sua continua trasformazione. Analizzando i numerosi e complessi processi naturali che intervengono nell’evoluzione dei litorali, risulta evidente come l’attività antropica costituisca un agente importante nella dinamica e nelle trasformazioni di questo delicato ecosistema. Cause naturali da una parte, come le variazioni del livello del mare e l’eventuale variazione del regime di corrente e del moto ondoso, ed azioni antropiche dall’altra, che accelerano la dinamica geomorfologia naturale, hanno portato i litorali di gran parte dell’Italia in una situazione di equilibrio precario, o in alcuni casi, ad accentuare fenomeni erosivi già esistenti. Tra i fenomeni naturali si possono annoverare i fattori meteomarini, la subsidenza, particolarmente importante negli ambienti di recente formazione come le spiagge e dei delta fluviali, oltre alle variazioni del livello marino ed all’eustatismo. In questi ultimi decenni, si nota inoltre una generale riduzione degli apporti sedimentari da parte dei principali corsi d’acqua, rispetto a quanto avveniva in un recente passato. Fra le cause responsabili di tale situazioni, vanno enumerate le sistemazioni idraulicoforestale dei bacini fluviali e torrentizi dell’entroterra, la realizzazione di dighe per realizzare ingenti riserve idriche sui principali corsi d’acqua e l’asportazione di cospicue quantità di sabbie e ghiaie nei bacini alimentatori (escavazione in alveo fluviale). Risulta dunque di fondamentale importanza, per definire l’evoluzione di un litorale, con particolare riguardo alla salvaguardia di tipo naturalistico e commerciale, intraprendere un’attività di monitoraggio di più moderna e razionale concezione, capace di evidenziare ed analizzare simultaneamente i principali fattori di influenza. Questo obiettivo rientra in un progetto di ricerca finanziato dai Comuni di San Michele al Tagliamento e Lignano Sabbiadoro, nato nel 2000, ed affidato all’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste. Il presente lavoro rappresenta dunque, la conclusione di una serie di studi condotti col proposito di raccogliere gli elementi utili alla definizione sinottica delle caratteristiche attuali dell’ambiente marino costiero del delta del Fiume Tagliamento. Il quadro conoscitivo emerso è da ritenersi uno strumento imprescindibile per le successive valutazioni sui fenomeni evolutivi ambientali e dunque intervenire su quelli degenerativi con azioni di ripristino e di risanamento. Le indagini condotte hanno privilegiato la raccolta di informazioni sull’ambiente della spiaggia emersa, intertidale e sottomarina, oltre alla definizione degli aspetti strettamente legati alla circolazione delle masse d’acqua connesse ai regimi meteomarini, con lo scopo di comprendere quei fenomeni che sono responsabili della dinamica del litorale e fornire preziose indicazioni per una sua corretta gestione. Di fondamentale importanza in questo tipo di studi risultano i dati storici che testimoniando la tendenza evolutivo più o meno recente dell’area esaminata, costituisce un supporto fondamentale per formulare qualsiasi tipo di ipotesi riguardo ai meccanismi che regolano il fenomeno a livello locale. Sebbene nel passato siano stati svolti studi autorevoli (per tutti, Zunica, 1971 e Brambati, 1985) con la raccolta di una grande quantità di dati sedimentologici e morfologici della spiaggia sottomarina del delta del Tagliamento, la disponibilità di tecnologie sempre più precise ed evolute ha suggerito che un ulteriore sforzo in questo senso dovesse essere svolto con lo scopo di validare i dati a disposizione e aggiornarli alla situazione attuale. Meno confortante è risultata la situazione per quel che riguarda il database meteo-marino, infatti, è stato possibile reperire esclusivamente dati anemometrici, mentre sono risultati quasi del tutto assenti rilievi di moto ondoso. Il presente progetto di ricerca è stato sviluppato dalle due Unità di Ricerca GEA in Geofisica Ambientale e COSTE per l’Oceanografia Costiera del Dipartimento di Oceanografia dell’OGS. In particolare il gruppo GEA si è occupato inizialmente della raccolta dei dati e degli studi precedenti. La finalità è stata di verificarne la validità in funzione delle nuove evidenze ed individuare eventuali carenze nella copertura, quindi eseguire una pianificazione razionale delle nuove indagini. I dati bibliografici hanno anche permesso di definire l’evoluzione geologico-morfologica tardopleistocenica e olocenica dell’area. Successivamente sono state avviate le attività di acquisizione di nuovi dati per definire le caratteristiche morfo-batimetriche della spiaggia emersa, intertidale e sottomarina, di quelli sedimentologici e delle relazioni che legano queste variabili al litorale. L’obiettivo è stato perseguito attraverso l’esecuzione di una serie di rilievi topografici e batimetrici, effettuati perpendicolarmente alla spiaggia e condotti a cadenza stagionale in due periodi (fine estate 2002 - fine inverno 2003) in modo da rappresentare i due cicli fondamentali del litorale; quello erosivo, invernale e quello deposizionale, che generalmente si realizza nel periodo estivo. L’analisi dei rilievi ha permesso di definire le variazioni morfologiche della spiaggia al mutare delle caratteristiche meteomarine stagionali e di quantificare le perdite e i guadagni volumetrici della spiaggia sottomarina. Inoltre, attraverso la creazione di un modello tridimensionale da questi dati è stato possibile valutare l’entità e le direzioni del trasporto sedimentario lungo costa, elemento quest’ultimo fondamentale per una corretta gestione del territorio. Il confronto, poi, di questi rilievi con le situazioni del passato documentate da lavori precedenti (Brambati, 1985) permette di evidenziare la loro stabilità o meno nel tempo e quindi definire la tendenza all’erosione, alla stabilità o alla deposizione del materasso sedimentario che costituisce il litorale. Infine, è stata condotta un’indagine acustica ad alta risoluzione al fine di ricostruire la stratigrafica e la dinamica deposizionale dei depositi deltizi tilaventini. Il gruppo COSTE si è invece occupato di iniziare una attività di monitoraggio e raccolta dati che allo stato attuale delle cose hanno dato la possibilità di definire, seppur con un certo grado di incertezza sul lungo termine (le acquisizioni andrebbero continuate per qualche decina di anni), il clima d’onda tipico del sito in esame, che è uno dei parametri chiave per la comprensione dello specifico fenomeno erosivo. A tale risultato si è giunti utilizzando, boe ondametriche, pressurometri ad alta frequenza e correntometri ubicati al largo e in prossimità della spiaggia. In questo modo gli spettri direzionali di moto ondoso rilevati al largo sono stati propagati, per mezzo di un modello matematico, verso il litorale di Bibione e Lignano ottenendo il clima di moto ondoso sotto costa. Tale procedimento è stato validato utilizzando i rilievi di corrente e moto ondoso disponibili in prossimità della spiaggia. L’analisi dei vari parametri d’onda e della circolazione lungo la linea di costa ha permesso di evidenziare le zone che sono maggiormente a rischio di erosione e in che misura lo siano anche in presenza di fenomeni eccezionalmente violenti. Va infine detto che, per completare il quadro, il monitoraggio dovrebbe essere esteso alla portata liquida e solida del fiume Tagliamento, il cui apporto deve essere quantificato con un buon grado di precisione senza far riferimento a stime che spesso risultano troppo datate o in contrasto tra di loro. Dallo studio eseguito emerge chiaramente che il ripristino ed il risanamento di alcune aree in erosione dovrà avvenire attraverso interventi mirati di ripascimento che troverebbero la loro naturale origine proprio nel sedimento trasportato dal fiume e subordinatamente dai sedimenti asportati dalla Bocca di Baseleghe e di Lignano per assicurare l’officiosità dei canali e dunque delle realtà portuali presenti.

Indagini meteo-oceanografiche, batimetriche, sedimentologiche e morfologiche finalizzate allo studio dei fenomeni di dinamica costiera lungo i litorali di Lignano Sabbiadoro e di Bibione

CODIGLIA R;GORDINI E;DEPONTE M;ROMEO R;
2004-01-01

Abstract

Il sistema “litorale” è fondamentalmente un sistema passivo, in condizione di equilibrio dinamico, che subisce le azioni dei fattori naturali che agiscono in scale diverse, molto spesso antagoniste e/o concorrenti, portando alla sua continua trasformazione. Analizzando i numerosi e complessi processi naturali che intervengono nell’evoluzione dei litorali, risulta evidente come l’attività antropica costituisca un agente importante nella dinamica e nelle trasformazioni di questo delicato ecosistema. Cause naturali da una parte, come le variazioni del livello del mare e l’eventuale variazione del regime di corrente e del moto ondoso, ed azioni antropiche dall’altra, che accelerano la dinamica geomorfologia naturale, hanno portato i litorali di gran parte dell’Italia in una situazione di equilibrio precario, o in alcuni casi, ad accentuare fenomeni erosivi già esistenti. Tra i fenomeni naturali si possono annoverare i fattori meteomarini, la subsidenza, particolarmente importante negli ambienti di recente formazione come le spiagge e dei delta fluviali, oltre alle variazioni del livello marino ed all’eustatismo. In questi ultimi decenni, si nota inoltre una generale riduzione degli apporti sedimentari da parte dei principali corsi d’acqua, rispetto a quanto avveniva in un recente passato. Fra le cause responsabili di tale situazioni, vanno enumerate le sistemazioni idraulicoforestale dei bacini fluviali e torrentizi dell’entroterra, la realizzazione di dighe per realizzare ingenti riserve idriche sui principali corsi d’acqua e l’asportazione di cospicue quantità di sabbie e ghiaie nei bacini alimentatori (escavazione in alveo fluviale). Risulta dunque di fondamentale importanza, per definire l’evoluzione di un litorale, con particolare riguardo alla salvaguardia di tipo naturalistico e commerciale, intraprendere un’attività di monitoraggio di più moderna e razionale concezione, capace di evidenziare ed analizzare simultaneamente i principali fattori di influenza. Questo obiettivo rientra in un progetto di ricerca finanziato dai Comuni di San Michele al Tagliamento e Lignano Sabbiadoro, nato nel 2000, ed affidato all’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste. Il presente lavoro rappresenta dunque, la conclusione di una serie di studi condotti col proposito di raccogliere gli elementi utili alla definizione sinottica delle caratteristiche attuali dell’ambiente marino costiero del delta del Fiume Tagliamento. Il quadro conoscitivo emerso è da ritenersi uno strumento imprescindibile per le successive valutazioni sui fenomeni evolutivi ambientali e dunque intervenire su quelli degenerativi con azioni di ripristino e di risanamento. Le indagini condotte hanno privilegiato la raccolta di informazioni sull’ambiente della spiaggia emersa, intertidale e sottomarina, oltre alla definizione degli aspetti strettamente legati alla circolazione delle masse d’acqua connesse ai regimi meteomarini, con lo scopo di comprendere quei fenomeni che sono responsabili della dinamica del litorale e fornire preziose indicazioni per una sua corretta gestione. Di fondamentale importanza in questo tipo di studi risultano i dati storici che testimoniando la tendenza evolutivo più o meno recente dell’area esaminata, costituisce un supporto fondamentale per formulare qualsiasi tipo di ipotesi riguardo ai meccanismi che regolano il fenomeno a livello locale. Sebbene nel passato siano stati svolti studi autorevoli (per tutti, Zunica, 1971 e Brambati, 1985) con la raccolta di una grande quantità di dati sedimentologici e morfologici della spiaggia sottomarina del delta del Tagliamento, la disponibilità di tecnologie sempre più precise ed evolute ha suggerito che un ulteriore sforzo in questo senso dovesse essere svolto con lo scopo di validare i dati a disposizione e aggiornarli alla situazione attuale. Meno confortante è risultata la situazione per quel che riguarda il database meteo-marino, infatti, è stato possibile reperire esclusivamente dati anemometrici, mentre sono risultati quasi del tutto assenti rilievi di moto ondoso. Il presente progetto di ricerca è stato sviluppato dalle due Unità di Ricerca GEA in Geofisica Ambientale e COSTE per l’Oceanografia Costiera del Dipartimento di Oceanografia dell’OGS. In particolare il gruppo GEA si è occupato inizialmente della raccolta dei dati e degli studi precedenti. La finalità è stata di verificarne la validità in funzione delle nuove evidenze ed individuare eventuali carenze nella copertura, quindi eseguire una pianificazione razionale delle nuove indagini. I dati bibliografici hanno anche permesso di definire l’evoluzione geologico-morfologica tardopleistocenica e olocenica dell’area. Successivamente sono state avviate le attività di acquisizione di nuovi dati per definire le caratteristiche morfo-batimetriche della spiaggia emersa, intertidale e sottomarina, di quelli sedimentologici e delle relazioni che legano queste variabili al litorale. L’obiettivo è stato perseguito attraverso l’esecuzione di una serie di rilievi topografici e batimetrici, effettuati perpendicolarmente alla spiaggia e condotti a cadenza stagionale in due periodi (fine estate 2002 - fine inverno 2003) in modo da rappresentare i due cicli fondamentali del litorale; quello erosivo, invernale e quello deposizionale, che generalmente si realizza nel periodo estivo. L’analisi dei rilievi ha permesso di definire le variazioni morfologiche della spiaggia al mutare delle caratteristiche meteomarine stagionali e di quantificare le perdite e i guadagni volumetrici della spiaggia sottomarina. Inoltre, attraverso la creazione di un modello tridimensionale da questi dati è stato possibile valutare l’entità e le direzioni del trasporto sedimentario lungo costa, elemento quest’ultimo fondamentale per una corretta gestione del territorio. Il confronto, poi, di questi rilievi con le situazioni del passato documentate da lavori precedenti (Brambati, 1985) permette di evidenziare la loro stabilità o meno nel tempo e quindi definire la tendenza all’erosione, alla stabilità o alla deposizione del materasso sedimentario che costituisce il litorale. Infine, è stata condotta un’indagine acustica ad alta risoluzione al fine di ricostruire la stratigrafica e la dinamica deposizionale dei depositi deltizi tilaventini. Il gruppo COSTE si è invece occupato di iniziare una attività di monitoraggio e raccolta dati che allo stato attuale delle cose hanno dato la possibilità di definire, seppur con un certo grado di incertezza sul lungo termine (le acquisizioni andrebbero continuate per qualche decina di anni), il clima d’onda tipico del sito in esame, che è uno dei parametri chiave per la comprensione dello specifico fenomeno erosivo. A tale risultato si è giunti utilizzando, boe ondametriche, pressurometri ad alta frequenza e correntometri ubicati al largo e in prossimità della spiaggia. In questo modo gli spettri direzionali di moto ondoso rilevati al largo sono stati propagati, per mezzo di un modello matematico, verso il litorale di Bibione e Lignano ottenendo il clima di moto ondoso sotto costa. Tale procedimento è stato validato utilizzando i rilievi di corrente e moto ondoso disponibili in prossimità della spiaggia. L’analisi dei vari parametri d’onda e della circolazione lungo la linea di costa ha permesso di evidenziare le zone che sono maggiormente a rischio di erosione e in che misura lo siano anche in presenza di fenomeni eccezionalmente violenti. Va infine detto che, per completare il quadro, il monitoraggio dovrebbe essere esteso alla portata liquida e solida del fiume Tagliamento, il cui apporto deve essere quantificato con un buon grado di precisione senza far riferimento a stime che spesso risultano troppo datate o in contrasto tra di loro. Dallo studio eseguito emerge chiaramente che il ripristino ed il risanamento di alcune aree in erosione dovrà avvenire attraverso interventi mirati di ripascimento che troverebbero la loro naturale origine proprio nel sedimento trasportato dal fiume e subordinatamente dai sedimenti asportati dalla Bocca di Baseleghe e di Lignano per assicurare l’officiosità dei canali e dunque delle realtà portuali presenti.
2004
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